E’ opportuno che la persona con insufficienza renale cronica segua una dieta personalizzata secondo i criteri consigliati dal nefrologo, al fine di preservare la funzione renale residua, prevenire le complicanze e ritardare l’inizio della dialisi.
Le recenti linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), tradotte da quelle del National Institute of Clinical Excellence (NICE), affermano che è possibile un rallentamento dell’IRC con una dieta a basso contenuto proteico.
Alla riduzione del filtrato glomerulare (indice che rappresenta la capacità depuratrice del rene) si associano alterazioni nell’eliminazione da parte dei reni di diversi prodotti del metabolismo (molecole quali l‘urea, acidi organici ed inorganici, etc) e di micronutrienti introdotti con l’alimentazione (fosforo, sodio, potassio, etc). Già ad uno stadio intermedio di IRC compaiono acidosi metabolica, iperparatiroidismo, iperpotassiemia ed iperfosforemia, cui si associano ipertensione, dislipidemia, proteinuria ed alterazioni del metabolismo calcio-fosforo.
Come risultato delle complicanze cliniche e metaboliche si assiste ad un aumentato rischio cardiovascolare. Da ciò si evince come l’alimentazione debba essere tenuta in elevata considerazione nella strategia terapeutica globale.
Il nefrologo, il nutrizionista e il dietista con competenze di dietetica nefrologica sono gli specialisti cui fare riferimento per l’attuazione di un intervento dietetico che dovrà in primis stabilire le abitudini alimentari del paziente per poi preparare un piano alimentare che sia il più possibile adattato ai gusti, alle esigenze di lavoro ed alla vita di relazione dello stesso.
Le restrizioni dietetiche, specie quelle di tipo ipoproteico, vanno applicate in maniera graduale e progressiva, tenendo conto dello stadio della malattia. Come noto, la malattia renale cronica ha diversi gradi di severità e la dieta dovrà dunque essere personalizzata e correlata al diverso livello di insufficienza renale, formulata in modo tale da garantire l’apporto delle sostanze nutrizionali necessarie ed evitare la diminuzione del peso corporeo. Se gestito da un professionista adeguatamente preparato, un regime alimentare con apporto proteico anche molto ridotto in stadi avanzati della malattia e protratto nel tempo non causa malnutrizione o altre complicanze metaboliche.
Non esistono evidenze scientifiche relative al momento in cui sia più opportuno iniziare una terapia dietetico nutrizionale in corso di IRC ma, date le alterazioni metaboliche ed i fattori di rischio cardiovascolare che si presentano a stadi anche intermedi della malattia, la stessa costituisce una parte fondamentale del trattamento conservativo.
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